Akhela, presidio di fronte alla Saras

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Lunedì dalle 7 e 30 alle 9 e 30, presidio di fronte ai cancelli Saras dei 180 lavoratori di Akhela, azienda nata nel gruppo dei Moratti e poi ceduta a Solgenia. Le ragioni sono legate alle preoccupazioni sul futuro della società dopo la cessione del ramo d’azienda Finance comunicato in un incontro in Confindustria a Roma. Secondo la Fiom Sardegna, presente al tavolo, l’operazione, che per adesso non coinvolge lavoratori sardi, potrebbe avere riflessi negativi sulla tenuta complessiva dell’azienda. Da qui la richiesta di chiarimenti e rassicurazioni da parte del sindacato, che ha dovuto però registrare la genericità delle risposte dell’ad di Akhela e il rinvio della discussione sulla situazione aziendale a incontri successivi (il prossimo è fissato il 23 giugno).

Secondo la Fiom Cgil, vista l’importanza che Akhela riveste sul territorio sardo e le particolarità della sua nascita (utilizzo di contributi pubblici erogati a Saras), è  indispensabile che la Regione apra un confronto per fare chiarezza sulle prospettive dell’azienda, le garanzie sulla tenuta occupazionale e sugli impegni di integrità e crescita che hanno motivato nel 2012 la cessione dal gruppo Saras a Solgenia.

“Fino al 2012 – spiega la Fiom – Akhela era l’azienda Ict del gruppo Saras, con sedi a Macchiareddu, Roma, Milano, Torino e Maranello e con la prospettiva di espandersi all’estero. Nata anche grazie a sostanziosi contributi pubblici, era arrivata a contare circa 400 dipendenti di cui oltre 200 in Sardegna, con un fatturato di oltre 28 milioni di euro, la 76° azienda di Ict in Italia”.

Il sindacato aveva già manifestato perplessità due anni fa, quando Saras cede la proprietà a Solgenia Spa giustificando l’operazione con la necessità di concentrarsi sul proprio core business (oil & gas) ed  individuando in Solgenia il partner che avrebbe permesso ad Akhela di crescere  ulteriormente. “Eppure – denuncia la Fiom – già allora all’interno del gruppo Solgenia erano presenti aziende in sofferenza o già fallite, e le informazioni facilmente reperibili anche sul web davano un quadro preoccupante per i dipendenti”.

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