Porto canale, sindacato mobilitato per il rilancio

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L’attesa per l’assemblea Conship Italia prevista il 30 aprile, alla quale il cda ha affidato la decisione finale sulla permanenza nel porto industriale di Cagliari, non smorza le preoccupazioni di sindacati e lavoratori che, sulla vertenza, chiedono massima attenzione delle istituzioni e di tutti i soggetti coinvolti.

Camera del Lavoro e Filt Cagliari sono infatti mobilitati per superare l’attuale fase di crisi e garantire una prospettiva ai settecento lavoratori – tra diretti, appalti e indotto – che operano in una infrastruttura strategica per il territorio e per tutta la Sardegna. “Abbiamo sollevato la questione già da tempo senza purtroppo riscontrare una adeguata assunzione di responsabilità da parte dei soggetti istituzionali interessati” – ha detto il segretario della Camera del Lavoro di Cagliari Carmelo Farci sottolineando che dopo le mobilitazioni unitarie di sindacati e lavoratori, finalmente, il porto industriale è arrivato sul tavolo della prefettura prima, al quale è presente anche la Regione, e del ministero dopo: “Auspichiamo che venga recuperato il tempo perduto, soprattutto in riferimento agli interventi necessari per rendere il porto canale appetibile e funzionale a una ripresa nella quale noi continuiamo a puntare con forza”.

L’addio di Hapag-Lloyd, concretizzato nelle comunicazioni ufficiali online sullo stop alle partenze da Cagliari, potrebbe non essere definitivo secondo le indiscrezioni trapelate dalla riunione del cda Conship a Melzo il 17 aprile, che lascerebbero aperto uno spiraglio legato a interlocuzioni ancora in corso con la stessa compagnia o con altre operative sul mercato. E se non tutto è perduto su questo fronte, altre prospettive fa intravvedere all’orizzonte il recente interessamento della società di trasporti Grendi, che al porto vorrebbe realizzare un magazzino di dieci mila metri quadri per stoccare e distribuire i prodotti Barilla.

Una grande opportunità, non fosse che rischia di infrangersi negli stessi vincoli burocratici, autorizzativi e paesaggistici che hanno inchiodato all’inerzia gran parte degli interventi programmati dall’Autorità di sistema portuale nel suo Piano operativo 2018-2020. Il Pot, approvato a febbraio 2018, analizza il cambiamento già in atto nel contesto internazionale, lo inquadra dentro gli input della strategia nazionale e definisce, partendo dalle storiche debolezze infrastrutturali della realtà cagliaritana, quali azioni e interventi portare avanti e con quali risorse per implementare i traffici e sostenere la competizione con altre realtà ben più forti della nostra.

Perciò l’attenzione del sindacato è ora rivolta verso la conferenza di servizi in programma l’8 maggio, alla quale parteciperanno, oltre all’Autorità portuale, amministrazioni comunali, Sovrintendenza ai bene paesaggistici, Cacip, Regione, avvocatura dello Stato, Capitaneria. In quella sede verrà chiarito come uscire da una situazione paradossale, con il porto abusivo e le sentente del Tar e del Consiglio di Stato che hanno bloccato qualsiasi intervento infrastrutturale nell’area portuale. “Noi non ci rassegniamo – ha detto la segretaria della Filt di Cagliari Massimiliana Tocco – continueremo a lottare per tutelare tutti i lavoratori portuali, fino a che non vedremo di nuovo le banchine cariche di container e il porto rinascere anche sotto la spinta di altre attività”.

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