Sciopero Auchan, appello ai cittadini: “Rinviate gli acquisti”

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Domani sciopero e sit in nei due centri commerciali Auchan di Cagliari e Pirri, Santa Gilla e Marconi, in concomitanza con la mobilitazione indetta a livello nazionale da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil contro la procedura di licenziamento collettivo per 1426 lavoratori in tutta Italia, 53 in Sardegna (tra Cagliari e Sassari) e la disdetta della contrattazione integrativa aziendale.

L’annuncio dei licenziamenti è un atto gravissimo e senza precedenti secondo le categorie unitarie, che sottolineano la costante disponibilità al dialogo da parte del sindacato, impegnato in tutti questi anni a ricercare soluzioni utili ad arginare le difficoltà aziendali, a patto però che tutto avvenisse nel rispetto dei lavoratori e dei loro diritti. Ora invece la multinazionale francese Auchan – 49 punti vendita su tutto il territorio nazionale e circa 11400 dipendenti – decide di scaricare il costo della crisi sulle spalle dei lavoratori. Per oltre vent’anni – denunciano Filcams, Fisascat e Uiltucs – ha ottenuto in Sardegna risultati economici estremamente positivi ma non ha mai pensato di reinvestire i propri utili al fine di modernizzarsi o essere maggiormente competitiva, non ha mai pensato di redistribuire i propri utili a favore del personale. La realtà è che le difficoltà economiche sono legate a scelte gestionali sbagliate e in nessun caso possono giustificare scelte unilaterali che ledono così  gravemente i diritti dei lavoratori.

Le liberalizzazioni degli orari commerciali hanno compromesso il futuro di molte attività commerciali che, per non perdere fette di mercato, aprono tutti i giorni della settimana, comprese domeniche e festività con costi fissi altissimi e, soprattutto non confortati da incassi ormai in flessione a causa del calo dei consumi. Tutto si basa sulle offerte commerciali che di volta in volta vengono promosse per attirare clientela e spostarla da un ipermercato all’ altro, sapendo che questo meccanismo riduce i margini e, complessivamente, sul territorio non genera un incremento di fatturato, poiché la disponibilità economica delle famiglie si è ridotta e gli acquisti sono principalmente per beni di prima necessità.

A fronte di questa liberalizzazione, che porta alla flessibilità estrema degli orari e delle giornate di lavoro – per giunta senza congrui compensi – non c’è stato un incremento dell’occupazione. Anzi, le condizioni di lavoro sono peggiorate e precarizzate, è diventato difficilissimo conciliare i tempi con la vista personale. Per tutte queste ragioni i sindacati chiedono ai cittadini di rimandare gli acquisti: un gesto di solidarietà per riaffermare dignità e diritti dei lavoratori.

 

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